1. L'ultimo volo della coccinella

    AvatarBy MissNanna092 il 31 Oct. 2012
     
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    Introduzione : Quando i sogni sembrano soltanto ricordi e quando i desideri sembrano impossibili da esprimere, c’è sempre una coccinella pronta ad aiutarti. Questa è la storia della Piccola e vecchia Lella .Una coccinella che contro ogni previsione ha vissuto a lungo la sua vita ed ha superato tanti ostacoli tutta da sola.Il suo ultimo desiderio è quello di aiutare qualcuno portandogli fortuna. Quando questo qualcuno ,però ti accoglie tra le sue dita, forse cominci a pensare che non tutto è andato perso e che la speranza non sia ancora esaurita.

    L’ultimo Volo della coccinella
    Con le mie ali ho sorvolato piccoli spazi e grandi oceani. Ho combattuto il freddo , il sole e contro ogni previsione ho compiuto quel viaggio che voi umani chiamate vita . Oggi sono anziana e non so più cosa poter fare. Il mio unico desiderio è quello di portar fortuna a qualche d’uno. La mia mamma mi diceva che da piccola lei piangeva quando un bambin poco felice la sceglieva e le diceva, “Amica mia aiutami tu”. Ormai triste ed abbattuta mi posai su una finestra. Forse lì avrei potuto dire addio alla natura e alla mia esistenza. Mi poggiai sul freddo del marmo e chiusi gli occhi. In quel momento la voce di un bambino mi risvegliò immediatamente. Mi voltai e lo notai. Il suo piccolo dito era puntato verso me e così compresi che voleva che io salissi e andassi da lui.
    Mi rialzò vicino il suo visino e mi scontrai con due occhioni azzurri. Di uomini ne avevo visti tanti, ma tutti quelli che avevo incontrato non avevano quegli occhi così chiari.
    -E tu che cosa sei?
    Mi chiese il piccolino.
    -Sono una vecchia coccinella, non vedi?
    Piegò la testolina confuso e il foulard che portava in testa gli cadde in terra , scoprendo il suo capo rasato.
    -Come mai non hai i capelli?
    Gli chiesi sorpreso. Tutti gli uomini che avevo visto avevano dei peli sulla testa e tutti quelli che non ce li avevano erano molto vecchi.
    -Beh , amica mia , la mamma mi ha detto che un piccolo mostro impaurito si è rifugiato nel mio pancino !
    Ero confusa.
    -E non hai paura di questo mostro?Io ne avrei …
    Lui sorrise.
    -No, che non ho avuto paura. E’ un mostro spaventato. Io sono un ometto..
    Pronunciò fiero battendosi una mano sul petto. Poi il suo sorriso si tramutò in una smorfia e con le spalle chine mi portò con lui sul letto.
    -Ehi ,perché quest’aria triste?
    Il bambino strinse le labbra per reprimere le lacrime,ma non ci riuscì e così con un pugno stretto si strofinò gli occhi.
    -Ecco, piccola coccinella, io non ho paura di questo mostro!
    Lo guardai perplesso.
    -E allora perché piangi?
    Tirò su col naso e mi rispose.
    -Piccola coccinella, io piango perché la mia mamma e il mio papà resteranno soli senza di me!Il mostro ha troppa paura e mi vuole con sé!
    Mai nella mia lunga vita da coccinella avevo sentito una storia simile. Io da cucciola non avrei mai lasciato la mia mamma e il mio papà.
    -E tu vuoi andar via col mostro?
    Chiesi curiosa.
    -Certo che no , coccinella!Il mostro però mi porterà con sé comunque!
    Strinsi il musetto.
    -E dimmi ,bambino, come si chiama questo mostro così cattivo che ti porta via dalla tua mamma e dal tuo papà?
    Il bambino ci pensò e disse:
    -Si chiama Leucemia!
    Con un espressione da “Lombrico” lo guardai a lungo.
    -Ma che razza di nome è “Leucemia”?
    Gli chiesi scioccata dalla stupidità di quel nome.
    Il bambino scrollò le spalle.
    -Non saprei .E’ il nome che gli avrà dato mamma mostro,no?Io mi chiamo Gervaso e il nome me l’ha scelto mia madre!
    Mi voltai dall’altro lato per sghignazzare. Poi ritornai a guardarlo.
    -Quasi quasi era meglio quello del mostro!
    Il bambino sorrise ed io mi beai della bellezza di quel suono così cristallino.
    In quell’istante entrò una signora dagli stessi occhi chiari di Gervaso.Una signora che quasi era bella quanto Madre Natura, anche se come lei erano rare.
    -Gervaso,perché ridi ?
    Gli chiese la donna prendendolo in braccio.
    -Mamma, la piccola coccinella dice che il nome del mostro è molto più bello del mio!
    Lei fece un espressione stranita.
    -Ma di quale coccinella parli?
    Gli domandò.
    -Di questa coccinella!
    Gli disse porgendogli il dito sul quale ero posata.
    -Oh,ma che bella!
    Non risposi. Sapevo che le orecchie degli adulti non potevano udire la mia voce sottile.
    -Sai, cosa potresti fare Gervaso?
    Cominciò la madre puntando suo figlio
    Il bambino aspettò con impazienza che la mamma proseguisse.
    -Potresti chiedere alla coccinella un po’ di fortuna!
    Sia io che il bimbo sobbalzammo sorpresi.
    -E’ vero coccinella?
    Ci pensai qualche secondo e pensai che finalmente era arrivato il mio momento.
    -Si!
    Pronunciai fiera.
    Il bambino stava per battere le mani per la felicità ma io urlai e lui si fermò in tempo, prima che potesse schiacciarmi.
    La signora sorrise per la gioia che stava provando il bambino.
    Qualcuno bussò alla porta ,rompendo l’allegria che si era creata.
    Un uomo con un lungo vestito bianco entrò nella camera.
    Aveva un gran sorriso .Salutò Gervaso e poi chiamò sua madre fuori dalla stanza, lasciandoci così la giusta intimità per decidere insieme
    Come e quando passarci la fortuna.
    -Senti , coccinella..
    Iniziò Gervaso attirando la mia attenzione.
    -Dimmi,piccolo!
    -Io non ho bisogno di fortuna, ma avrei una richiesta da farti!
    Il mio sorriso si tramutò in una smorfia di dolore. Forse non avrei potuto aiutarlo.
    -Ecco, piccola amica, ormai il mostro ha deciso per me!Io finirò in cielo!
    Lo guardai confusa.
    -Ecco, la mamma dice che in cielo, oltre le nuvole e le stelle c’è un posto in cui si ritrovano tutte le persone che abbiamo amato …
    Feci un cenno positivo. Avevo già sentito quella storia. Me l’aveva raccontata una volta ,la vecchia talpa Fiorentina.
    -Io vorrei che tu facessi per me un ultima cosa …
    -Chiedimi pure,bimbo!
    -Vorrei che tu spostassi le stelle ad una ad una per scrivere il mio nome!
    Sgranai gli occhi. Solo una volta avevo provato a spostare una stella e il minuto dopo ero disteso sulla luna a riposare.
    -E perché vorresti questo?
    Gervaso mi sorrise ancora.
    -Perché per molto tempo la mia mamma e il mio papà non mi vedranno, però quando guarderanno il cielo potranno leggere il mio nome!
    In quel momento, compresi che quel bambino così bello ed intelligente aveva quell’ultimo desiderio ed io non potei che accettare quell’incarico.
    -Mi raccomando ,Gervaso, resta ancora un po’ sulla terra!Giusto il tempo di vedere quello che può fare una piccola Coccinella!
    Il bambino fece un cenno positivo.Mi poggiò sulla finestra, nel punto dove mi ero posata poco prima . Trottorellò all’altro capo della stanza per rubare un palloncino colorato. Mi raggiunse poco dopo riprendendomi di peso e posandomi sulla punta di quell’oggetto.
    -Così, amica mia, viaggerai comoda e non ti stancherai …
    -Grazie , piccolo Gervaso è stato bello conoscerti!
    Ci sorridemmo fino a che la sua manina non mi lasciò andare.
    Il pallone cominciò a oscillare nell’aria. Iniziavo a vedere le nuvole quando incontrai la mia vecchia amica Cavalletta John.
    -Ei, John!
    Urlai per attirare la sua attenzione.
    John si voltò verso di me.
    -Ei, Lella la coccinella, guarda chi si incontra tra le nuvole!Vedo che viaggi comoda!
    Sbottò guardando il mio palloncino.
    -Si, John, devo fare un’opera buona. Non ho portato fortuna a nessuno, però aiuterò un mio giovane amico!
    Lui mi guardò sorridente.
    -Cosa dovresti fare di preciso?Ti serve per caso una zampetta?
    Ci pensai per qualche istante.
    -In realtà me ne servirebbero tante!Sai, devo spostare delle stelle!
    La cavalletta sgranò gli occhi.
    -Amica, ci serviranno molti rinforzi!
    Feci un cenno d’assenso e in quell’istante lui fece un gran fischio. Pochi secondi dopo dieci cavallette palestrate mi accerchiarono. John spiegò loro il nostro compito.
    Il viaggio proseguii senza intoppi. Eppure non potei non pensare a come avessi fallito .Non avevo portato fortuna a nessuno e a breve sarebbe giunta anche la mia ora. Quando fummo vicini alla luna, bucammo il palloncino e spiccammo il volo ognuna verso la propria stella. Fu un lavoro difficile, non so se mi spiego. Una stella pesa quanto un condominio, ma quella notte faticammo tanto. Sentivo le zampette bruciare per tutta la forza che stavo usando,ma già sentivo risuonare la risata di quel bimbo,nella mia testolina.
    Quando l’ultimo di quei punti lucenti fu sistemato. Tutte ci dirigemmo verso la luna per riposare.
    -Lella, abbiamo fatto un ottimo lavoro,lo sai?
    Sorrisi , lo sapevo.
    -Ma non saprò mai ringraziarvi abbastanza!
    -Non preoccuparti,piccola Lella, per me è stato importante anche solo incontrarti nel mio cammino!
    Ci abbracciammo. Eravamo entrambi a conoscenza che quello era un addio.
    -Grazie per avermi fatto sentire importante,John!
    -Non ho dovuto sforzarmi con te,Lella.Tu sei davvero importante per me e anche per quel bambino che ti ha fatto mettere a soqquadro la costellazione d’Orione!
    Scoppiammo a ridere.
    Poco dopo restai da sola. Mi sedetti a gambe incrociate .Respirai a fondo e mi distesi comoda .I miei occhi lentamente cominciavano a chiudersi.
    Rivedevo i luoghi in cui ero stata, l’acqua che avevo bevuto,le foglie che mi avevano ospitato,ma mai nulla era stato così forte come la risata di quel bambino a cui avrei regalato tutta la mia fortuna pur di scacciare quel mostro.
    Appena una lacrima mi rigò il viso ,una luce squarciò il cielo,facendomi sobbalzare. A fatica guardai di cosa si trattasse,ma non c’era più nulla.
    -Grazie piccola amica mia!Sono stato fortunato ad averti incontrata,grazie a te la mia mamma e il mio papà non piangeranno per la mia assenza ….
    Quella voce vacua nell’universo, quella notte,mi disse addio. Gervaso era stato rapito dal mostro e mi diceva grazie .
    Sorrisi per quell’assurdità, eppure nel momento in cui chiusi gli occhi e pensai al mio più grande sogno,mi resi conto che la fortuna non poteva essere regalata.
    Non era qualcosa di materiale da consegnare .
    La fortuna era racchiusa nel cuore della persona che ti accoglieva e che interpretava la tua presenza come un sollievo.
    Io mi ero prodigata per tanti amici e forse a tutti quelli ed anche altri avevo dato fortuna
    E non l’avrei mai saputo.
    Dissi addio al cielo e al mondo con un sorriso dipinto sul faccino nero.
    “Buona notte ,piccola Lella,la mamma ti aspetta!”
    La voce di mia madre mi chiamò a sé ed io non potei che seguirla ed attendere nuovamente un suo abbraccio.

    Fine.


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